02/12/20

In Italia la patrimoniale non s'ha da fare!

È incredibile il dibattito sulla tassa patrimoniale in Italia. 

Scrivo per prima cosa che esistono tasse patrimoniali, o imposizioni a queste assimilabili, che sono realmente ingiuste e purtroppo in essere in Italia: come la tassa di circolazione per l'automobile o l'imposta di bollo sui conti correnti; queste tasse gravano più o meno allo stesso modo sui cittadini ricchi e su quelli più poveri e andrebbero abolite o ridotte.

Proprio la sacrosanta abolizione del bollo sui conti correnti è prevista dal recente emendamento Fratoianni-Orfini alla legge finanziaria; emendamento che nel contempo traccia la delimitazione delle entità dei grandi patrimoni (oltre i 500mila euro) per una nuova imposizione patrimoniale progressiva.

A cosa serve questo tipo di tassa patrimoniale? Innanzitutto mette in atto ciò che prevede la Costituzione, e cioè che i cittadini sono tenuti a sostenere la spesa pubblica in base alla loro capacità contributiva, e a farlo in maniera progressiva. Ciò perché, come si dice, si rimescolano le carte in tavola per avere più giustizia sociale; ovvero grazie alla patrimoniale si potrebbero redistribuire risorse dalle classi più ricche a quelle meno abbienti. Cosa che è ancora più importante oggi: abbiamo visto come prima la crisi economica del 2008, poi l'attuale crisi legata all'emergenza sanitaria, abbiano aperto ancora di più la forbice tra chi si è arricchito grazie alle crisi e chi ne ha sofferto, anche economicamente, le conseguenze. 

 

A mio avviso la tassa patrimoniale ha anche un'altra funzione: colpire l'evasione passata di alcuni soggetti e categorie: ad esempio, quei gioiellieri che, secondo le fonti statistiche, hanno dichiarato per decenni redditi da salumieri, come avranno utilizzato il denaro proveniente dall'evasione? Probabilmente avranno comprato case, ville, terreni. La giusta imposizione patrimoniale ridarebbe alla collettività anche giustizia sul loro maltolto.