25/05/20

La scuola delle competenze: un grande progetto per creare piccoli uomini



Segnalo ai colleghi prof, e anche ad altri interessati alla scuola, l'articolo di Ernesto Galli della Loggia sul Corsera di oggi dal titolo "Non c’è classe dirigente senza solida cultura generale" (https://www.corriere.it/opinioni/20_maggio_24/non-c-classe-dirigentesenza-solida-cultura-generale-d83d5f5e-9ded-11ea-b9b6-8e4b7089692f.shtml?refresh_ce

La parte dello scritto che mi interessa maggiormente è quella dedicata alla critica alla "scuola delle competenze", la scuola sostenuta e imposta da Invalsi, burocrati del Ministero, Fondazione Agnelli e dagli economisti e sociologi dell'istruzione mainstream, che però da studiosi probabilmente mai sono entrati in una classe, se non da studenti (lo si capisce leggendo quel che scrivono).

La scuola delle competenze, in poche parole, ti insegna a "saper fare" qualcosa, trasferendo poca o nessuna conoscenza su questo "qualcosa" e senza alcuna riflessione sulla visione del mondo, o sull'ideologia, dalla quale questo "qualcosa" discende, o che mira a riprodurre.
La scuola delle competenze è buona forse per creare i lavoratori di domani (ma fino a un certo punto, perché chi non ha imparato a ragionare possiede "competenze" continuamente a rischio di obsolescenza), ma non per formare i bravi, colti e critici cittadini della società futura.

Per non parlare del casino che si crea quando gli insegnanti debbano valutare separatamente conoscenze e competenze. Quando sono costretto a farlo, penso subito al "Matto" della canzone di De André, che imparò la Treccani a memoria (quindi possedeva conoscenze al top) ma che poi non sapeva fare nient'altro.





Che voto daremmo a questo individuo? Dieci per le conoscenze e Zero per le competenze?
 
Altro che didattica delle competenze, secondo Galli della Loggia "Solo una vasta cultura generale dà la duttilità, la capacità di orientamento, l’ampiezza di orizzonti, che servono a compiere quelle scelte di portata generale e di natura complessa che sono le scelte tipiche che competono a una classe dirigente. La quale, ovviamente, potrà benissimo poi annoverare al proprio interno le più varie competenze specialistiche, ma per l’appunto in seconda battuta".

Come scrisse lo storico Piero Bevilacqua, su un suo saggio di qualche anno fa, c'è purtroppo da troppo tempo un "grande progetto" imposto e che investe la scuola: quello di "rimpicciolire gli uomini", addestrandoli a diventare competenti, però negando loro la cultura e dunque il raggiungimento di una piena cittadinanza.