05/12/18

Contro le tasse ambientali, a favore di queste


Imporre una tassa sui beni inquinanti, come il carburante, disincentiva l'uso di questi ultimi e quindi è un'azione necessaria per la protezione dell'ambiente.
Questo ragionamento, apparentemente appagante e inappuntabile, cela un problema di giustizia: le tasse ambientali sono normalmente regressive, ovvero: chi è più povero paga più tasse. Ecco un semplice esempio per chiarire la cosa: un precario che guadagni 1000 euro al mese potrebbe benissimo spendere il 10% del suo stipendio (cioè 100 euro) per pagare il carburante necessario a raggiungere il posto di lavoro; bene, lo stesso peso percentuale difficilmente graverà sul reddito di un soggetto ricco o ricchissimo. Le tasse sul carburante si impongono dunque maggiormente sui redditi più bassi.
In poche parole, si vuole proteggere l'ambiente, cosa sacrosanta, ma facendone pagare i costi ai cittadini meno abbienti. Alle volte i più poveri accettano tutto ciò, alle volte no, e si incazzano come sta succedendo in Francia con il movimento dei Gilet Gialli.


 Che fare dunque? Non vorrei risolvere con un post un problema tanto dibattuto; ma credo che occorra ritornare ai sani principi della sinistra e utilizzare le tasse ambientali come leva di redistribuzione della ricchezza (questa volta dai ceti più abbienti a quelli che lo sono meno). Ad esempio, usare gli introiti generati dalle tasse ambientali per sostenere scuola, sanità, trasporto pubblico ... e soprattutto non far pagare la transizione ecologica sempre alle famiglie con stipendi che non arrivano a fine mese. In tal modo, le tasse ambientali potrebbero apparire ed essere più giuste e socialmente accettate, oltre che "eco-friendly".